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Rappresentazione visiva dell'articolo: Trump e i primi giorni dell’America great again

Autore: Banca Widiba

Data di pubblicazione: 04 febbraio 2025

Trump e i primi giorni dell’America great again

News

Di fronte agli Stati Uniti e al mondo intero il 20 gennaio Donald Trump è ufficialmente tornato alla Casa Bianca e, senza grandi sorprese, ha preso subito in mano le redini del Paese. Il neo eletto presidente americano l’aveva infatti promesso alla sua platea nel comizio della vigilia tenuto alla Capitol One Arena di Washington: “State per vedere ordini esecutivi che vi renderanno estremamente felici, e saranno tanti”. Gli ordini esecutivi sono una prerogativa esclusiva del presidente: hanno forza di legge, ma il Congresso non li può annullare o approvare. Insomma, il tycoon è arrivato alla Casa Bianca ben preparato, con un elenco molto preciso dei cambiamenti secondo lui necessari per rendere l’America great again.


Le materie su cui, però, gli ordini potrebbero e stanno già incidendo profondamente sull’economia sono numerose: dagli incentivi all’economia green, alle politiche migratorie e, soprattutto, alle politiche commerciali e ai dazi doganali. Ma iniziamo a vedere le decisioni, non poche, che il Presidente ha preso in meno di una settimana lavorativa.


Cambiamenti dal giorno uno: sostenibilità e sanità

Donald J. Trump non si è fatto attendere, nel suo primo giorno da presidente ha immediatamente ritirato gli Stati Uniti dagli accordi di Parigi e dall’Organizzazione mondiale della sanità. Né una sopresa né una novità, considerando che si era mosso nella stessa direzione anche nel suo primo mandato e solo Biden era riuscito ad annullare.

Se è lecito chiedersi come mai siano state prese decisioni simili, la risposta potrebbe essere più semplice del previsto: America first! Insomma, il tycoon non ha dubbi: gli Stati Uniti devono uscire da tutti quegli accordi e quelle organizzazioni internazionali che non riflettono i valori americani e che, come ha ammesso lui stesso, non fanno altro che "spostare i dollari dei nostri contribuenti verso Paesi che non richiedono, o non meritano, assistenza finanziaria".


Nuova pace attraverso la forza

Durante il ballo inaugurale Trump ha ripreso la celebre espressione attribuita al 40esimo presidente Ronald Reagan: gli Stati Uniti raggiungeranno la pace attraverso la forza. Ovvero le misure del successo statunitense non saranno nelle battaglie vinte, per lo meno non solo, ma nelle guerre a cui porranno fine.


Sul fronte russo il Presidente si è mosso subito, con un approccio decisamente aggressivo. Se da una parte sembra che il Cremlino sia pronto ad avviare un dialogo tra il presidente americano e quello russo per tentare di arrivare a una soluzione del conflitto. Dall’altra Trump aveva alzato i toni verso Mosca: se non ci sarà un accordo nel breve per l’Ucraina con la Russia “non avrò altra scelta se non imporre più tasse, dazi e sanzioni su tutto quello che viene venduto dalla Russia negli Stati Uniti”, mentre più di recente ha condizionato l’arrivo di aiuti americani a Kiev in cambio delle cosiddette “terre rare”.


Molto diverso l’approccio nei confronti di Israele e Hamas, infatti il tycoon ha da subito chiarito che non si tratta di una guerra americana, pur rivendicando il merito dell’accordo di cessate il fuoco. Nel frattempo, Trump ha revocato le sanzioni imposte dall’amministrazione Biden ai coloni israeliani estremisti, accusati di attaccare i palestinesi nella Cisgiordania.


Immigrazione: nuova emergenza nazionale

Tra gli oltre 40 ordini esecutivi nel primo giorno del suo secondo mandato Trump non si è dimenticato del tema dell’immigrazione. Ma mentre la cancellazione al diritto dello ius soli è stato messo in pausa, bloccato dal governo, il Presidente ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale al confine con il Messico ordinando il dispiegamento di nuove truppe per rafforzare i controlli e riprendere la costruzione del muro, una delle sue promesse elettorali più simboliche.


La presidente Claudia Sheinbaum di fronte alle minacce dell’inquilino della Casa Bianca non ha potuto fare altro che iniziare a costruire nuovi centri di accoglienza lungo gli oltre 3100 chilometri di confine, per accogliere i migranti, dando vita al progetto “Mexico te abraza”. Si stima che 6 milioni di messicani vivano senza documenti negli Stati Uniti, oltre ai 12 milioni di residenti legali, ai doppi cittadini e agli americani di origine messicana.


Si tratta di una partita a scacchi ancora aperta, nella quale l’imposizione e il congelamento dei dazi sono solo le prime mosse.


Due settimane di cambiamenti: 206 settimane ancora da vedere

Se tutti questi cambiamenti sono avvenuti in due sole settimane, è difficile capire l’impatto che i prossimi quattro anni avranno sul mercato, anche considerando che il caldissimo tema dei dazi non è ancora stato trattato nel dettaglio. Bisognerà aspettare qualche tempo per capire a cosa porteranno le imposizioni doganali indirizzate a Canada, Messico, Cina e al resto del mondo.


Il secondo mandato di Donald Trump si preannuncia come un periodo di trasformazioni radicali, con ripercussioni economiche e politiche su scala globale. Le decisioni prese finora delineano una strategia protezionistica e un approccio aggressivo sia sul fronte interno che internazionale. La retorica di "America First" sembra volta a rafforzare la leadership statunitense, ma rischia di intensificare le tensioni con partner e rivali economici. Se queste prime settimane sono state un assaggio, i prossimi quattro anni potrebbero ridefinire non solo la posizione degli Stati Uniti nel mondo, ma anche le regole del gioco economico globale. La sfida sarà trovare un equilibrio tra gli interessi nazionali e la necessità di cooperazione internazionale, una dinamica che potrebbe determinare nuove alleanze e fratture nel panorama geopolitico.

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